Ucraina e alleati, le mosse di Meloni. Linea comune con i vice

"L'Italia non invierà soldati sul campo". Tra le ipotesi di sostegno a Kiev l'addestramento delle truppe ucraine e il rafforzamento Nato sul lato orientale

Ucraina e alleati, le mosse di Meloni. Linea comune con i vice
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L'appuntamento è per le 9.15 di questa mattina, quando nel cortile del Palazzo dell'Eliseo inizieranno a sfilare i 31 leader dei Paesi che partecipano alla cosiddetta coalizione dei volenterosi per l'Ucraina, fortemente voluta dal francese Emmanuel Macron e dal britannico Keir Starmer. Un summit a cui prenderà parte anche Giorgia Meloni, che ieri - alla vigilia della riunione parigina - ha convocato un vertice a Palazzo Chigi con i due vicepremier Antonio Tajani (in videocollegamento dal Friuli Venezia Giulia) e Matteo Salvini e con il ministro della Difesa Guido Crosetto. Per fare il punto sulla posizione italiana, certo. E per rimandare all'esterno il messaggio di una premier che sollecita gli alleati - in particolare il leader della Lega - ad abbassare i toni in un momento così delicato («i panni sporchi si lavano in famiglia»). Ma, soprattutto, per presentarsi a Parigi con una posizione unitaria del governo italiano, lasciandosi alle spalle i tanti distinguo di Salvini, che nelle ultime settimane non sono passati affatto inosservati né a Bruxelles, né nelle principali capitali europee. Dal deciso «no» al piano di riarmo Ue Readiness 2030, agli affondi contro Macron e Ursula von der Leyen, fino alle lodi sperticate verso Donald Trump.

Una riunione, quella di Palazzo Chigi, dove nella sostanza si ribadisce la linea italiana dell'ultimo mese senza grosse sorprese. La priorità, infatti, resta «l'impegno alla costruzione di garanzie di sicurezza solide ed efficaci per l'Ucraina che trovino fondamento nel contesto euroatlantico». Un percorso, sottolinea una nota della presidenza del Consiglio, che deve essere intrapreso «insieme ai partner europei e occidentali e con gli Stati Uniti». Insomma, no ad accelerazioni dell'Europa e piena condivisione delle prossime mosse con Washington. Ma Meloni va oltre e per la prima volta mette nero su bianco in una nota ufficiale di Palazzo Chigi che «non è prevista alcuna partecipazione nazionale a una eventuale forza militare sul terreno». Mentre il governo italiano «sostiene da tempo» il coinvolgimento delle Nazioni Unite per attuare e garantire un futuro cessate il fuoco, eventualità che «ora si sta facendo spazio». Un passaggio che ha una duplice valenza: da una parte disinnescare Salvini, perché con l'ombrello Onu neanche Mosca potrebbe mettersi di traverso; dall'altra mandare un messaggio a Macron, perché l'Italia sin dall'inizio si è schierata contro l'attivismo di Francia e Regno Unito che puntano ad avere di fatto il comando di una eventuale missione di interposizione. Sul punto, insomma, Roma non ha intenzione di cedere. E la copertura delle Nazioni Unite resta la priorità, non una circostanza secondaria e necessaria (è ovvio che sarebbe impensabile un contingente anglo-francese senza l'ok della Russia) come vorrebbero l'Eliseo e Downing Street.

Alla riunione di Palazzo Chigi partecipano anche diplomatici e militari, il segnale che si tratta di un incontro non solo politico ma anche operativo. Così, passa in secondo piano l'appello della premier all'unità della coalizione, in particolare sui temi di politica estera dove la linea - si fa notare - la dà in prima battuta Palazzo Chigi e poi la Farnesina (anche se a sera una nota dell'ufficio stampa della presidenza del Consiglio smentisce incomprensioni e ribadisce una «salda convergenza dei leader sui temi trattati»).

Sul tavolo ci sono infatti anche soluzioni che non prevedono l'impegno di soldati italiani boots on the ground, ma una partecipazione attiva per garantire un eventuale cessate il fuoco. Si ragiona su un sostegno militare sotto forma di addestramento dell'esercito ucraino e si valuta la possibilità di un rafforzamento dell'Alleanza atlantica sul confine orientale, dai 1.340 chilometri di frontiera che la Finlandia ha in comune con la Russia alla Baltic defense line di Estonia, Lettonia e Lituania, fino a Polonia e Romania.

Prevedere una presenza più corposa della Nato su questo fronte è uno scenario del quale pare si stia discutendo in questi giorni e che troverebbe la non ostilità di Washington e la disponibilità di massima anche di Meloni.

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